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Una festa per Oreste Magni

Albese con Cassano, domenica 17 marzo 2013

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L'idea di dedicare una giornata a Oreste Magni è nata nel momento in cui il Comune ha deciso di dedicargli una via, spinto a questo da una sottoscrizione promossa da Carlo Parravicini che ha avuto come firmatari più di 300 albesini. L'obiettivo dell'iniziativa è quello di riunire, in un giorno di festa - in coincidenza con l'inaugurazione della via - sia chi lo ha conosciuto personalmente sia chi non lo ha conosciuto ma può trovare in lui un esempio di vita.

 

L'iniziativa ha visto la luce grazie al lavoro di Carlo Parravicini (che ha pensato alla ricerca degli sponsor e all'attuazione pratica) e Giulia Masperi (che ha curato la realizzazione della mostra). Un grande aiuto è stato fornito anche dalla Pro Loco di Albese con Cassano, sia per quanto riguarda gli aspetti fiscale sia per quello dei materiali necessari all'allestimento della mostra fotografica.

Non va dimenticata la disponibilità dell'Amministrazione Comunale che ha concesso il patrocinio e gli edifici.

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

09:00, ritrovo al posteggio dietro la chiesa parrocchiale di Albese

09:30, inaugurazione della mostra dedicata alla carriera e alla vita di Oreste

10:30, Santa Messa

11:30 circa, inaugurazione della via Oreste Magni

12:00 circa, ritrovo al "Cubo": buffet, proiezione di foto e testimonianze di colleghi e amici di Oreste; annullo postale

Il buffet è a inviti, ma la porta è aperta a tutti.

 

Mostra: la vita e la carriera di Oreste Magni
Centro civico Casartell, dal 14 al 24 marzo 2013  

Presentazione della mostra, di Giulia Masperi

Ho accettato con piacere di curare questa mostra, perché credo nell’utilità della memoria: sia per i giovani e giovanissimi che, non avendo conosciuto Oreste, possono così soddisfare la loro curiosità, che è sempre la molla della conoscenza, sia per i meno giovani, che lo hanno conosciuto e trovano un’occasione per rinverdirne il ricordo. Ma ho accettato soprattutto perché a lui mi legano momenti significativi della mia vita.

I primi riguardano mio padre Luigi, forse il  più grande tifoso e amico di Oreste.

L’ho visto esultare molte volte alle sue vittorie, fin dalle prime (era la metà degli anni ’50), quando Oreste già prometteva di diventare sia un atleta eccezionale, quale sarebbe stato negli anni a venire, come dilettante e professionista, sia un uomo maturo e responsabile, per il quale il successo sportivo e personale doveva essere conseguito non con facili mezzucci, ma con un impegno costante e faticoso.

L’ho visto piangere alla sua morte. Lo avevo visto farlo solo un’altra volta, quando era morto suo padre.

Non posso scordare quella concitata e terribile giornata: Oreste e Mariella non erano tornati da Lido di Savio, dove erano andati a sistemare per le vacanze l’appartamento che avevano da poco comprato, ed erano irraggiungibili. L’attesa di notizie era diventata insopportabile e vennero messi in allarme i carabinieri, che li trovarono uno accanto all’altro sul letto, addormentati per sempre.

Mio padre pianse allora come si piange un figlio e davvero lo considerava tale: lo testimoniano i numerosi pomeriggi nei quali lo accoglieva nella nostra casa trascorrendo ore a parlare con lui, le lunghe (anche se poche) giornate di vacanza all’Alpe, durante le quali le libertà che l’amicizia concedeva non facevano che rinsaldarla, ma soprattutto voglio ricordare che, quando si trattò di comprare un terreno sul quale sarebbe sorta prima la casa di Oreste, dove ora vive il figlio Davide con la famiglia, poi la mia e di mia sorella, lo fecero insieme.

Ma anch’io ho diversi momenti e tutti belli da ricordare.

Ero ancora una bambina, quando il papà mi portava con lui ad assistere alle gare di Oreste e spesso toccava a me, e ne ero orgogliosa, riempire ad una fontanella le borracce da passargli in corsa.

Ma soprattutto ho avuto come amica Mariella. Anche se lei era un poco più grande di me, frequentavamo insieme l’Oratorio e spesso facevamo passeggiate con altre amiche sui nostri monti; l’anno della mia maturità, poi, abbiamo passato insieme le vacanze a Misano Adriatico. Ricordo anche con quanto orgoglio mi mostrava la sua bella casa in costruzione sul Roccolo e la grande felicità alla nascita di Davide e Silvia.

Naturalmente, di tutti questi sentimenti, una mostra e le fotografie pur numerose che la compongono non possono rendere adeguata testimonianza.

Ho pensato, perciò, in questa occasione, di documentare, oltre alla carriera sportiva del nostro indimenticato concittadino, anche il lato umano di Oreste: il legame con il suo paese, con gli amici, con i ragazzi dell’Oratorio; la sua voglia di dividere con gli altri i momenti dello sport e della festa, e il suo profondo amore per i suoi cari.

ORARI DI APERTURA DELLA MOSTRA
sabato e domenica 10:00/12:00 - 15:00/18:00
da martedì a venerdì 15:00/18:00
altri orari, su prenotazione

 

La Carriera di Oreste Magni

(brano tratto da: I ciclisti lariani professionisti, Giulio Mauri, Edizione Libri)

Nato ad Albese il 3 marzo 1936, è stato una pagina importante del ciclismo, non solo comasco, sia in campo dilettantistico che professionistico. Alto 1 metro e 76 per un peso forma di kg 72 ha collezionato diversi successi già nella categoria allievi correndo anche per il C.C. Canturino nel '53 e '54; nel '55 passa fra i dilettanti e sigla tre successi con la Milano-Cadenabbia una classica di quel periodo.

Nel suo albo d'oro, fra i dilettanti, il successo nella quinta edizione della Coppa Caduti Medesi e nel Circuito del Belvedere, a Fivizzano, col secondo Giorgio Tinazzi a 1'07" e Ventorelli quarto a 3'07". Si ripete nel '56 sempre  con tre affermazioni che salgono a quattro l'anno dopo, aggiudicandosi il Trofeo Cademartori, il G.P. Gaslo, la Coppa Città del Marmo, a Carrara, e il Gran Premio Bianchi. Già nel '56 entrò a far parte nel giro degli azzurri. A Waregem rinunciò alle sue chances di vittoria per favorire, come era stato fissato, il capitano Arnaldo Pambianco, che poi nel finale non riuscì a far valere le possibilità di afferma¬zione degli azzurri. Nel finale di quella sta¬gione l'esordio nei professionisti avvenne al Trofeo Baracchi, in coppia con Aldo Moser; conclusero al terzo posto (foto a fianco) .Gareggiò per la Chlorodont e fu sesto sempre quell'anno alla Coppa Ugo Agostoni, a Lissone.

Nel '58 disputò il suo primo Giro d'Italia coi professisti, ma si ritirò.

Campione di regolarità, Oreste Magni, nel '59 vinse il Trofeo UVI pur non vincendo alcuna delle otto prove. "Magni rientra infatti nella
categoria - si scrisse - di quei corridori che usano la testa anche nei momenti più difficili, che sanno disimpegnarsi egregiamente su ogni terreno e
soprattutto che sono dotati di grande temperamento. Ed è tra quei pochi giovani che sono passati al professionismo, senza tentennamenti e senza
adattarsi al quieto vivere dei dilettanti, eternamente azzurri. È quindi un giovane fresco di forze e di energie, ancora tutto da... scoprire.
A Pontremoli (ultima delle otto gare) Magni ha corso in sordina, non sorretto, com'era, da perfette condizioni fisiche e di forma e, quindi, non disposto ad azzardarsi in inutili e dispendiose azioni d'attacco. La sua privilegiata posizione in graduatoria gli consentiva una gara tranquilla e senza patemi d'animo. Così ha fatto. La gara, bellissima, ha quindi avuto altri protagonisti ed essendo stati numerosi e decisi a vincere, è risultata assai combattuta, specie nel finale".

oreste-magni-03La sua prima vera "grande giornata" arrivò il 7 agosto del 1960 - in corso le Olimpiadi di Roma - a Pescara quando vinse la sua prima gara da professionista nella quindicesima edizione del Trofeo Matteotti. Si legge in un servizio datato 8 agosto: "Il Trofeo Matteotti, disputatosi ieri, ha fornito al comasco l'occasione per tornare alla ribalta. Oreste Magni ha trionfato davanti ai più forti corridori italiani (erano infatti in gara il campione d'Italia Ronchini e gli azzurri Carlesi e Brugnami) e ad una scelta rappresentanza straniera (tra i più noti vanno citati lo spagnolo Poblet e lo svizzero Ruegg). Vittoria meritatissima in quanto il ragazzo della Ignis è stato costantemente all'attacco e resa ancora più significativa dal valore degli avversari battuti.
il giro d’onore dopo la vittoria”.

La sua valutazione come direttore sportivo, al termine di una lodevole attività, partiva sempre da un concetto: che «occorre allenarsi bene e correre meglio».

Proprio nel 1960, nello squadrone della Ignis voluto da Giovanni Borghi, l'albesino ottenne buone soddisfazioni e vinse quattro gare: il Trofeo Matteotti a Pescara e tre tappe del Giro del Portogallo, una delle più difficili del calendario internazionale, Ma una caduta lo costrinse ad abbandonare.
Nel 1961 corre per la Fides, seconda squadra della Ignis. Vince la tappa di Cagliari del Giro d'Italia (primo italiano di quell’anno a vincere una tappa del Giro n.d.c.)

Nel 1962 é in forza alla Gazzola con un accordo biennale.

oreste-magni-02Nel 1965 cambia di nuovo maglia correndo per la Cynar e vince due gare: la Morat (Murten) e la Monaco-Zurigo (vedi foto) è inoltre 2° in una tappa del Delfinato, 30 al GP Sormano, 9° al G.P. Camicia, 17° al GP di Zurigo mentre si ritira al Suisse.

Nel 1966 le ultime gare per la Quenne Anne e U. C. Comcnse 1887 ottenendo il 33° posto finale al Suisse e ritirandosi alla Vuelta.

Morì il 18.03.1975 con la moglie, in una villetta che aveva acquistato con non pochi sacrifici sulla Costa Adriatica. Una stufetta e l'esalazione di gas furono loro fatali nel corso della notte, Erano appena giunti da Albese qualche ora prima. Ebbero due figli: il maschio, sposato, risiede nella casa che gli lasciò il padre, la figlia adottata da Giancarlo Manzoni laureatasi in medicina opera a Pavia.

Pacato nell'esprimere le proprie idee Oreste riusciva con la riflessione a farsi ben volere da tutti. Mai esaltandosi eccessivamente per una vittoria, mai deprimendosi oltre il lecito per una sconfitta. Mi ricordo quanti suggerimenti diede a molti atleti, quando già non rivestiva più alcun incarico di direttore sportivo né ad Albavilla né alla Comense.

Il lavoro in qualità di rappresentante nel settore del commercio (vendita di liquori) toccava una persona che non aveva mai assaggiato alcolici né fumato.

Strana coincidenza, ma esilarante realtà di due persone che non avrebbero potuto far del male ad una... mosca e invece scomparvero nel silenzio di una fredda notte del loro piccolo ambiente di vacanza che avevano voluto lontano da Albese. Realizzato vivendo una vita normalissima. Parsimoniosa, a prima vista, ma ricchissima per i valori morali che la accompagnava, con tanti... veri amici.

 

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